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La Guardia di Finanza può aprire borse e casseforti?

La Guardia di Finanza è la forza di polizia dalle funzioni economico-finanziarie e, oltre ai noti compiti di lotta all’evasione, può occuparsi anche di riciclaggio e contraffazione di marchi e brevetti, così come di frodi e usura.

Ma quando e come può intervenire nel caso di indagini che richiedono, ad esempio, l’apertura e la perquisizione di borse, armadi e casseforti? I finanzieri possono aprirli senza richiedere l’autorizzazione del Procuratore della Repubblica (o dell’autorità giudiziaria più vicina) solo nel caso in cui il contribuente indagato sia collaborativo e dia esplicito il consenso.

Se, invece, il contribuente non collabora sarà necessario attendere l’arrivo dell’autorizzazione per procedere con la verifica, così come previsto dalla sentenza 564 del 15/09/2016 che ha applicato l’art. 52 comma 5 d.p.r. 633/72 secondo il quale è “in ogni caso necessaria l’autorizzazione del Procuratore della Repubblica per procedere durante l’accesso a perquisizioni personali e all’apertura coattiva di pieghi sigillati, borse, casseforti, mobili, ripostigli e simili e per l’esame di documenti e la richiesta di notizie relativamente ai quali è eccepito il segreto professionale ferma restando la norma di cui all’articolo 103 del codice di procedura penale”.

Questo concetto è stato ulteriormente ribadito anche dalla Corte di cassazione con la sentenza n. 24306 del 4/10/2018.

Naturalmente, la persona indagata può assistere all’apertura di borse e casseforti e, qualora reputasse che il consenso sia stato “estorto” per pressioni subite durante la verifica, spetterà al giudice di merito accertare la sussistenza del fatto.

E se i controlli volesse effettuarli il datore di lavoro?

Nel caso di un sospetto comportamento illecito da parte di un proprio dipendente, il datore di lavoro potrebbe essere tentato di effettuare personalmente controlli e perquisizioni, ma è fondamentale ricordare che si tratta di modalità illegali.

Perquisizioni e ispezioni sono considerate legittime solo se indispensabili per tutelare il patrimonio aziendale e devono essere concordate con le rappresentanze sindacali (in mancanza di accordo, le procedure devono essere autorizzate dall’Ispettorato del lavoro).

Attenzione però: le perquisizioni devono avvenire solo all’uscita dal lavoro e rispettando il criterio di casualità al momento della scelta di chi deve essere controllato, assicurandosi di tutelare sempre la dignità del dipendente.

Previ accordi con le associazioni sindacali è possibile estendere i controlli a borse, zaini e altri effetti personali.

Gli armadietti dei dipendenti all’interno dell’azienda, invece, sono stati considerati dalla giurisprudenza come spazi di proprietà aziendale (anche se concessi in uso esclusivo al lavoratore), quindi i responsabili possono procedere con un’ispezione senza accordi sindacali.

In caso di sospetti furti in azienda, compresa la sottrazione di brevetti o episodi di concorrenza sleale, il datore di lavoro può comunque avvalersi di indagini aziendali svolte da un’agenzia investigativa come Milano Investigazioni.

I nostri detective utilizzeranno tutte le tecniche (lecite) per individuare comportamenti scorretti, raccogliendo prove da utilizzare nelle sedi giudiziarie più opportune così da far valere i propri diritti.