Legittimità delle investigazioni aziendali per finta malattia
25-07-2022

Il licenziamento per giusta causa è una delle armi a disposizione del datore di lavoro quando si trova ad affrontare una condotta tale da compromettere il rapporto di fiducia con un proprio dipendente.

L’articolo di riferimento è il 2119 del codice civile che indica che: “ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza del termine, se il contratto è a tempo determinato, o senza preavviso, se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto.”

Una sentenza della Corte di Cassazione (n. 11516 del 24/7/03) ha, inoltre, specificato che la giusta causa deve essere un inadempimento così grave che qualsiasi altra sanzione diversa dal licenziamento sarebbe insufficiente a tutelare l’interesse del datore di lavoro. Tra le motivazioni che possono portare a questo tipo di licenziamento troviamo:

  • Falsa malattia: il dipendente simula una patologia o una condizione che gli impedisce di essere presente sul luogo di lavoro, presentando certificati medici che non corrispondono alla realtà e che possono essere rilasciati da medici compiacenti.
  • Uso improprio dei permessi previsti dalla legge 104: è questo il caso di un lavoratore che sfrutta i permessi per svolgere attività diverse e non collegate all’assistenza di un familiare disabile.
  • Assenteismo: in questa categoria rientrano le assenze improvvise e senza (o con falsa) giustificazione che mettono in difficoltà l’azienda e che servono al lavoratore per svolgere un secondo lavoro o per prolungare le ferie, i ponti festivi o i weekend.
  • Falsa timbratura del cartellino
  • Violazione dell’obbligo di fedeltà con atteggiamenti di concorrenza sleale e contrari alla correttezza professionale da parte di dipendenti, soci e amministratori.
  • Furti contabili e di materiali, spionaggio industriale e sabotaggi per favorire la concorrenza.

Per mettere “nero su bianco” l’illecito e raccogliere le necessarie prove da utilizzare davanti al giudice così da ottenere il licenziamento per giusta causa e un eventuale indennizzo per il danno subito dall’azienda, il datore di lavoro può contare sull’aiuto di un investigatore privato.

Legittimità delle investigazioni aziendali per finta malattia

Nel caso della finta malattia, la Corte di Cassazione ha ribadito una volta di più la validità del ricorso a un’agenzia investigativa come Milano Investigazioni con la sentenza 11697/2020. Nel caso specifico parliamo di un ex dipendente che aveva presentato ricorso per il licenziamento per giusta causa dopo essere stato sorpreso in giro a piedi e in bicicletta mentre sarebbe dovuto rimanere a casa per via di una caduta dallo scooter.

La contestazione dell’uomo riguardava proprio il ricorso dell’azienda a un detective privato per controllare i dipendenti e dopo essere già stata rigettata sia in primo grado sia in corte d’appello, era stata presentata anche alla Cassazione.

Anche in questo caso i giudici hanno dato torto all’ex dipendente specificando “il diritto di servirsi di investigatori privati per verificare che il lavoratore adempia alle sue obbligazioni esterne all’ambiente lavorativo, ma rilevanti dal punto di vista disciplinare” come previsto dagli articoli 2, 3, e 4 della legge 300/700.

Fondamentale per l’azienda è affidarsi solo a investigatori autorizzati e di grande esperienza per svelare i casi di falsa malattia o di assenteismo, acquisendo il materiale necessario per tutelarsi al meglio e far valere i propri diritti nella sede di giudizio adeguata.