Concorrenza sleale, quando gli ex dipendenti diventano una minaccia
16-02-2022
All’interno di quelle che sono le dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro concorrenziale, è naturale, oltre che giusto da un punto di vista giuridico, che la persona che ha cessato il proprio rapporto lavorativo come dipendente presso un’azienda (poco importa se per dimissioni, licenziamento o termine della durata del contratto) possa svolgere la sua nuova attività lavorativa nello stesso ambito dell’impiego precedente, facendo leva sulle competenze e conoscenze acquisite nel tempo.
È consentita quindi, in genere, all’ex dipendente la possibilità di diventare, di fatto, un concorrente dell’azienda per cui ha lavorato in precedenza, sia attraverso una nuova assunzione sia mettendosi in proprio e costituendo una nuova società. Ovviamente, questa situazione può interferire con i piani della vecchia azienda, la quale si trova a perdere un elemento importante che improvvisamente diventa una sorta di “nemico”, soprattutto in quei casi in cui iniziano a configurarsi gli estremi per una concorrenza sleale.
A tutela dell’azienda, però, esistono alcune strategie preventive come, ad esempio, quella di adottare una giusta policy aziendale e che permettono al datore di lavoro di salvaguardare al meglio i dati dei clienti e tutte quelle informazioni generali più sensibili e riservate.
Durante il periodo dell’emergenza Covid-19, ad esempio, un’efficace policy aziendale risulta fondamentale nel definire i rapporti tra datore di lavoro e dipendenti, soprattutto quando una parte delle attività avviene in smart working. Infatti, per quei lavoratori che cercano di fare i furbi è molto più facile adottare comportamenti infedeli o sleali quando l’azienda ha più difficoltà a esercitare il proprio controllo.
Per tutelarsi è possibile anche prevedere contratti che prevedano la firma di patto di non concorrenza in cui l’esercizio da parte dell’ex dipendente di un’attività lavorativa per aziende che operano nello stesso settore di quella precedente non è consentito. Si tratta di una buona soluzione per evitare che il know-how aziendale venga disperso, soprattutto quando parliamo di settori in cui la concorrenza è tanta e i passaggi di dipendenti da un’azienda all’altra sono all’ordine del giorno.
Come ci si può difendere nei casi in cui si viene danneggiati da un episodio di concorrenza sleale? Innanzitutto, si può agire in via cautelare urgente con un provvedimento ai sensi dell’art. 700 c.p.c., che ordini la cessazione dell’azione illecita, e, successivamente, permetta di richiedere il risarcimento dei danni.
Ovviamente, l’onere della prova spetta all’azienda danneggiata che potrà, però, servirsi della preziosa consulenza di un investigatore privato così da raccogliere prove documentali e fotografiche che avranno il compito di dimostrare la concorrenza sleale in sede di giudizio.
Milano Investigazioni vanta una lunga esperienza di indagini sui dipendenti volte alla raccolta e alla ricostruzione di prove a sostegno di cause di risarcimento danni per concorrenza sleale. Soltanto un istituto investigativo autorizzato come il nostro, infatti, può fornire i servizi di investigazione necessari, con la certezza del rispetto della legge per non incorrere in brutte sorprese durante il dibattimento.