Come chiedere la revoca del mantenimento perché il figlio non vuole lavorare
15-05-2023
A seguito di separazione o divorzio, la situazione dei figli, ancorché maggiorenni è l’aspetto che sta maggiormente a cuore dei genitori ma anche del giudice. La normativa in materia è chiara, bisogna prediligere l’affidamento congiunto al fine di consentire ad entrambi i genitori di avere un rapporto sereno con i figli. Per quanto riguarda il mantenimento invece, i genitori in base alle loro sostanze dovranno mantenere i figli fino alla loro indipendenza economica. Dunque, nonostante un figlio sia maggiorenne, il genitore dovrà comunque corrispondergli il mantenimento se lo stesso, non è in grado di mantenersi autonomamente. Ma cosa succede quando il figlio maggiorenne non vuole lavorare e approfitta della situazione per farsi mantenere dai genitori? Spesso infatti la prosecuzione degli studi universitari è solo una scusa e tante volte, i figli, lavorano anche senza rivelarlo ai genitori, magari a seguito del deterioramento del loro rapporto. Vediamo meglio la normativa in materia al fine di conoscere i modi migliori per reagire ad un eventuale abuso.
L’obbligo di mantenere i figli
A prescindere dall’esistenza di un matrimonio valido tra i genitori, la responsabilità genitoriale si considera in capo alla madre e al padre per sempre. Tale concetto impone diritti e doveri in capo a genitori e figli, tra i quali vi è anche l’obbligo di mantenimento fino alla completa indipendenza economica del figlio maggiorenne. In fase di separazione o affidamento, l’individuazione dei criteri per la quota spettante ad ambo i genitori è sempre abbastanza difficile, comportando una dura lotta tra le parti prima di riuscire a raggiungere un accordo soddisfacente. In tali casi spetta al giudice intervenire al fine di individuare la quota spettante ai genitori. Gli elementi presi in considerazione sono diversi, non solo il reddito dell’una e dell’altra parte ma anche la maggiore permanenza del figlio presso un genitore etc. Insomma, nonostante sia caduto l’obbligo che imponeva al coniuge di corrispondere quanto necessario per far mantenere all’altra parte lo stesso tenore di vita, il calcolo matematico è comunque difficile da stabilire.
Mantenimento del figlio maggiorenne
L’errore più comune dei genitori divorziati è quello di pensare che l’obbligo di mantenimento venga meno nel momento in cui il figlio diviene maggiorenne. Come detto prima, l’obbligo permane fino a quando la prole non è economicamente indipendente ovvero, fino a quando i figli non avranno un lavoro stabile che gli consenta di arrivare a fine mese senza difficoltà. Basta fare qualche esempio per farsi un’idea della situazione. I genitori devono sostenere le naturali inclinazioni dei ragazzi pertanto dovranno mantenerli, nell’ambito delle loro sostanze, qualora decidano di iscriversi all’università. Al tempo stesso, l’assegno di mantenimento sarà da corrispondere anche qualora, il figlio laureato con il massimo dei voti non riesca a trovare un lavoro stabile ma passi da un impiego precario ad un altro. Ma qualora lo stato di disoccupazione sia causato dalla pigrizia del figlio che non prova nemmeno ad immettersi nel mondo del lavoro, il genitore potrà comunque prendere dei provvedimenti al fine di spronarlo a cambiare atteggiamento.
Il mantenimento del figlio che non vuole lavorare
Di recente la Corte di Cassazione, interrogata sul punto da un genitore che non voleva più mantenere il figlio che non provava neanche a cercare un lavoro ha fatto chiarezza sulla materia. Nello specifico, il genitore si può rivolgere al giudice per interrompere l’obbligo di mantenimento qualora il maggiorenne, non dia segno di voler diventare indipendente economicamente. Indice di tale svogliatezza o pigrizia del figlio è la mancanza di volontà di lavorare, l’essere diversi anni fuori corso oppure il non voler proseguire gli studi. Pertanto, quando il figlio abbia compiuto i trentacinque anni e non sia bloccato dalle difficoltà del mercato del lavoro ma per sue motivazioni non si impegna nella ricerca, non avrà diritto al mantenimento da parte del genitore che ne fa richiesta.
Come provare che il figlio lavora?
A questo punto, dopo aver fatto istanza al giudice per la revoca dell’assegno di mantenimento è essenziale riuscire a provare che il figlio lavora e che può mantenersi senza la necessità dell’appoggio del genitore. Spesso infatti accade che il genitore che ha interrotto i rapporti con il figlio continui a corrispondere l’assegno senza però che sia necessario dato che quest’ultimo ha trovato un impiego. La prova in questi casi può essere fornita mediante testimoni: colleghi di lavoro, amici e parenti possono essere chiamati per confermare l’attività lavorativa. Ancora, il genitore può incaricare un’agenzia di investigazioni per verificare l’attività quotidiana del figlio che si reca a lavoro o che possiede un’automobile o un regolare contratto d’affitto, questi sono indici di autosufficienza economica. In ogni caso è necessario che l’impiego del figlio maggiorenne sia stabile ovvero non una prestazione occasionale o saltuaria, a tal fine è valevole anche un contratto di part-time che consenta comunque al figlio di mantenersi dignitosamente.
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