Cinema e serie TV (soprattutto di provenienza USA) hanno contribuito a creare una visione dell’investigatore privato spesso poco fedele alla realtà, facendoci immaginare metodi di indagine anche spregiudicati… ma come funziona davvero questa professione e quali sono i limiti in cui un detective agisce?
Detective privato: la definizione
Per investigatore privato o detective (dall’inglese to detect ‘scoprire’, parola che a sua volta deriva dal latino detegĕre) si intende un professionista autorizzato, vincolato al segreto professionale, che svolge indagini su incarico di privati o aziende.
Il decreto ministeriale 269/10 del dicembre 2010 classifica le tipologie di attività investigative suddividendole in: investigazioni in ambito privato, investigazioni in ambito aziendale, indagini in ambito commerciale, indagini in ambito assicurativo, indagini difensive e informazioni commerciali, stabilendo per ciascuna di esse i requisiti minimi necessari all’esercizio della professione di detective.
Inoltre, stabilisce che per poter esercitare la professione di investigatore privato titolare d’istituto è necessario possedere una licenza dalla validità triennale rilasciata dal Prefetto. L’investigatore privato titolare o dipendente è munito anche di apposito tesserino di riconoscimento dalla durata pari a quella della licenza.
Che cosa fa un investigatore privato?
Dimenticate le atmosfere di certi romanzi hard boiled di Raymond Chandler dove detective con la pistola in pugno affrontano bande di criminali con assoluto disprezzo delle regole, perché l’investigatore privato svolge una serie di indagini che vanno dai pedinamenti alle indagini aziendali come lo spionaggio industriale, sempre e solo nel massimo rispetto delle norme (comprese quelle sulla privacy).
La giurisprudenza si è pronunciata molte volte a favore dell’impiego di investigatori privati, ad esempio nel caso dell’ordinanza n. 11697 del 17 giugno 2020 in cui si ribadisce che il datore di lavoro è legittimato a servirsi del supporto di un detective per accertare che la malattia o l’infortunio di un dipendente assente siano reali, ma le prove devono essere raccolte senza violare la legge.
Foto e video inclusi nella relazione finale, ad esempio sono ammissibili solo se ottenuti all’interno di luoghi pubblici, così come l’investigatore privato non può intercettare conversazioni telefoniche o provenienti da chat, ma solo registrare quelle in cui è fisicamente presente e che avranno valore probatorio. Anche i pedinamenti non possono trasformarsi in stalking e dovranno essere portati a termine in maniera discreta e professionale.
Qualora la validità delle prove raccolte sia contestata, l’investigatore privato può essere chiamato a testimoniare in maniera diretta per confermare quanto presente nella documentazione fornita oppure quanto visto in prima persona durante le indagini.
Per ottenere il risultato sperato, quindi, è necessario rivolgersi a un’agenzia investigativa autorizzata dalla Prefettura come Milano Investigazioni, il cui personale è formato da detective di grande esperienza e che si mantengono in costante aggiornamento sia per quanto riguarda le tecniche investigative sia per quanto riguarda le norme di legge.