Assenteismo ingustificato: un “cavillo trovato su internet” non salva dal licenziamento
15-04-2022

Al tempo della pandemia di Covid 19, il lavoro agile è entrato di prepotenza nei piani di molti aziende e, spesso, ha portato a risultati incoraggianti in tema di produttività e di diminuzione di ferie e permessi richiesti (fonte osservatorio GIDP). Restano, tuttavia, anche casi di assenteismo ingiustificato come quello che analizzeremo nel nostro blog e che ha coinvolto un lavoratore assente dal lavoro per oltre due mesi e licenziato al suo rientro in ufficio.

L’uomo ha presentato ricorso, ma il Tribunale del Lavoro ha giudicato pienamente legittimo il provvedimento anche grazie alla relazione presentata dall’investigatore privato assunto dall’azienda per indagare su comportamenti sospetti del dipendente.

A causa dell’asma cronica di cui soffre, l’uomo aveva ottenuto un certificato medico che ne attestava la “necessità di isolamento”, fondamentale per evitare il contagio di una malattia respiratoria come il Covid. Le indagini dell’investigatore privato, però, hanno portato alla luce il fatto che durante il periodo di malattia, il dipendente non solo se ne andava liberamente in giro senza rispettare l’isolamento che la sua patologia pregressa richiedeva, ma che non si curava nemmeno di rispettare norme di sicurezza come indossare la mascherina o igienizzare le mani.

In diverse occasioni, l’uomo aveva incontrato l’investigatore privato parlando con lui senza rispettare le distanze o tenere la mascherina anche in un luogo chiuso come la propria abitazione. In un altro caso, inoltre, avrebbe confessato di aver trovato su internet il cavillo che gli ha permesso di sfruttare l’asma per godere della lunga assenza per malattia.

Il responso del tribunale

Dall’aula però, all’ex dipendente appena licenziato non arrivano le buone notizie sperate quando decide di ricorrere contro il licenziamento per giusta causa. Tra le motivazioni della sentenza spicca, infatti, quella che spiega come l’uomo “ha adottato dei comportamenti del tutto imprudenti, irrispettosi delle regole di distanziamento sociale e di utilizzo dei dispositivi di sicurezza e quindi incompatibili con la sua necessità di isolamento per condizione di fragilità per asma cronica”.

A questa motivazione si aggiunge il fatto che l’INPS (e, di conseguenza, tutti noi) si è trovato a sostenere i costi di un comportamento che ha privato il datore di lavoro della prestazione dovuta, intaccando in maniera profonda il rapporto di fiducia che intercorre tra le parti in causa. Per questo, il tribunale ha ritenuto che proprio il fatto di aver agito in piena coscienza, adottando comportamenti imprudenti nonostante il fatto di essere un soggetto fragile (cosa mai messa in discussione durante il dibattimento), renda la condotta del lavoratore così grave da non poter giustificare, anche solo temporaneamente, la prosecuzione del rapporto di lavoro, condannando l’uomo a pagare le spese e rigettando il ricorso.

L’importanza di un investigatore privato nel caso di licenziamento per giusta causa

Come nel caso preso in esame, indagini aziendali serie e nel rispetto della legge come quelle che ogni giorno Milano Investigazioni svolge per i propri clienti permettono di accertare con sicurezza la condotta illecita del lavoratore quando si sospettano casi di assenteismo ingiustificato dovuti a malattia, infortunio o doppio lavoro.

Le indagini sono svolte nel rispetto dell’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori con attività di osservazione a distanza che non servono a verificare la prestazione professionale, ma solo ad accertare i comportamenti non conformi al rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente e che possono essere all’origine del licenziamento per giusta causa.