Abuso dei permessi: l’investigatore privato può indagare?
23-12-2022

 

È impossibile fidarsi ciecamente dei propri dipendenti, purtroppo anche nel caso in cui costoro siano titolari di specifici permessi, come quelli concessi dalla Legge 104.

Il ruolo dell’investigatore privato può, quindi, risultare di fondamentale importanza qualora il datore di lavoro venisse a conoscenza dell’utilizzo non corretto da parte del lavoratore dei permessi richiesti ex lege.

L’abuso di tali diritti, infatti, come ribadito dalle più recenti sentenze della Corte di Cassazione, si configura come condotta sleale del dipendente.

Il datore di lavoro è, pertanto, legittimato all’assunzione di un investigatore privato che possa accertare tali comportamenti, che in base alla gravità possono persino portare al licenziamento per giusta causa del dipendente resosi responsabile di danneggiamento del patrimonio aziendale.

 

Utilizzo anomalo dei permessi

I permessi retribuiti sono concessi ai lavoratori disabili in situazioni di gravità, ai dipendenti con figli affetti da gravi patologie, al coniuge, ad una parte dell’unione civile, al convivente di fatto e ai parenti e agli affini di persona disabile.

Ciò significa che un dipendente disabile o un lavoratore con un famigliare affetto da patologie gravi, riconosciuto e accertato dalla Commissione Invalidi, può essere titolare dei diritti spettanti in base alla Legge n. 104/1992.

Purtroppo, però, soprattutto con riferimento ai lavoratori che hanno richiesto di usufruire dei permessi per i propri familiari, si è riscontrato un utilizzo anomalo di tali diritti.

Infatti, non è raro che un dipendente chieda di poter usufruire di un permesso ex Legge 104 per prestare assistenza al proprio famigliare, ma che in realtà durante l’assenza dal lavoro svolga attività tutt’altro che attinente alla causa.

Vero è che durante l’assenza il lavoratore può eseguire qualsiasi tipo di attività relativa all’assistenza del disabile, ivi compreso lo svolgimento di commissioni che lo portano ad essere lontano fisicamente dal malato.

Pertanto, nel termine assistenza vengono racchiuse tutte quelle azioni che il dipendente svolge a favore del disabile.

Mentre, non sono ammesse assenze lavorative per lo svolgimento di attività che esulino da quanto la legge raccomanda, come ad esempio, praticare pesca durante tutto il tempo del permesso.

Al lavorare è concesso di svolgere anche le proprie attività, ma a condizione che queste non vengano espletate durante il tempo concesso per i permessi 104.

 

L’attività dell’investigatore privato

Il datore di lavoro, qualora, venisse a conoscenza che il dipendente durante le ore concesse per il permesso previsto dalla Legge 104, svolga attività indipendenti rispetto a quelle previste di assistenza di un proprio familiare disabile, può incaricare un investigatore privato, il quale attraverso la sua indagine potrà confermare l’eventuale impiego illegale dei congedi retribuiti concessi al lavoratore.

In tantissimi casi, purtroppo, l’abuso dei permessi è stato più volte confermato: dipendenti che svolgono attività lavorative in nero, chi va dall’estetista o a prendere il sole in spiaggia e chi addirittura decide di fissare un appuntamento con l’amante.

L’attività investigativa dell’investigatore privato prevede il monitoraggio del dipendente segnalato, con la raccolta di informazioni valide per portare allo scoperto la situazione di abuso attuata dal lavoratore, il quale, in base alla gravità delle azioni, può persino essere licenziato per giusta causa.

Il campanello d’allarme che pone sull’attenti il datore di lavoro è, il più delle volte, la richiesta di concessione di tali permessi nelle giornate del venerdì o in giorni lavorativi che possano dare origine ad un ponte, quindi in previsione di un fine settimana lungo o di una festività.

Ma non è l’unico.

Infatti, non è raro percepire l’agitazione dei dipendenti nei confronti di un loro collega che abitualmente richiede permessi 104 per svolgere attività che esulino dall’assistere un proprio familiare; pertanto, questo malessere fa sì che il datore di lavoro possa percepire che il beneficiario di tali diritti non li richieda per il fine a cui sono destinati.

 

Licenziamento per giusta causa

Il datore di lavoro che incarica un investigatore privato per verificare la condotta di un proprio dipendente durante i periodi di concessione dei congedi retribuiti previsti dalla Legge 104/1992 ha la possibilità di utilizzare gli elementi raccolti dal professionista per far si che il lavoratore cessi la condotta anomala.

Nel caso in cui venisse accertata la malafede del dipendente, lo stesso, oltre a ledere il rapporto di fiducia instaurato con il datore di lavoro, compie un reato grave nei confronti della pubblica amministrazione, ovvero truffa ai danni dello Stato.

I permessi concessi ai lavoratori per assistere un parente disabile, sono assenze retribuite e in quanto tali il corrispettivo viene anticipato dal datore di lavoro, il quale, fungendo da sostituto dello Stato, verrà rimborsato mediante il meccanismo di compensazione.

Quindi, non si tratta di una lesione economica dell’azienda presso cui è assunto il dipendente, ma di malafede nei confronti dello Stato, motivo che comporta il licenziamento del dipendente per giustificato motivo.

L’attività dell’investigatore privato risulta, dunque, di fondamentale importanza per accertare in modo definitivo la condotta non corretta del dipendente mediante prove certe e inconfutabili, finalizzata alla conclusione del comportamento non idoneo del lavoratore, nonché beneficiario dei diritti della Legge 104/1992. Chiedi una consulenza gratuita a Milano Investigazioni.