Come provare che il figlio maggiorenne lavora
30-03-2023

Come noto, la fine di una relazione sentimentale comporta tutta una serie di conseguenze spiacevoli e di natura economica, specialmente quando c’è la presenza della prole. Il coniuge sul quale grava l’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento per il figlio maggiorenne potrebbe ottenerne la revoca quando sussistono determinati presupposti. Sul punto è intervenuta più volte anche la Corte di Cassazione, illustrando i casi in cui il mantenimento non deve più essere versato.

Assegno di mantenimento per il figlio maggiorenne: quando spetta?

Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha specificato che l’assegno di mantenimento riveste un valore prettamente educativo nei confronti del figlio maggiorenne. Quest’ultimo, infatti, dovrà dimostrare di essere impegnato nella ricerca di un’occupazione lavorativa o comunque nello studio. Diversamente non potrà avanzare alcun sussidio mensile.

Nello specifico, l’ordinanza numero 32406 del 2021, in ossequio al principio di autoresponsabilità, ha messo in luce che l’obbligo dei genitori di mantenere i figli sussiste fino a quando questi non riescano a trovare un’occupazione in linea con gli studi o con la formazione acquisita.

Questo vuol dire che il figlio che ha raggiunto la maggiore età, non impegnato nello studio e senza lavoro, perde il diritto a ricevere l’assegno di mantenimento, anche nel caso in cui dovesse essere economicamente non del tutto dipendente. Alla base è quindi richiesta una certa diligenza in capo alla prole, che non potrà contare sull’assegno senza cercare una sistemazione.

Assegno di mantenimento: quando viene disposta la revoca

Secondo quanto sancito dagli ermellini, l’assegno di mantenimento può essere giustificato a patto che il figlio maggiorenne sia occupato in un’attività lavorativa o di formazione, quindi anche in un progetto educativo, in un master o altri piani di studio.

Insomma i figli maggiorenni che non intendono perdere l’assegno di mantenimento dovranno dare prova di studiare, lavorare o impiegare il tempo in un’attività formativa. Il mantenimento, infatti, svolge un ruolo educativo, in quanto serve soprattutto a favorire l’inserimento dei giovani nella società e nel mondo del lavoro.

Nei fatti, tuttavia, i coniugi che ricevono periodicamente gli assegni di mantenimento mettono in pratica tutta una serie di trucchi e accorgimenti per non perderli, anche quando sanno di commettere delle condotte illecite e scorrette. Uno dei casi più ricorrenti è quello di nascondere al partner che versa l’assegno la non frequentazione da parte del figlio ai corsi accademici. Tante volte, invece, il figlio maggiorenne lavora in nero e quindi diventa complicato trovare le prove.

In ogni caso l’onere probatorio spetta al genitore che chiede di essere esonerato dal corrispondere l’assegno di mantenimento, il quale dovrà dimostrare che il figlio è autonomo dal punto di vista economico, oppure che non svolge alcuna attività lavorativa e non è impegnato nello studio.

Ecco, quindi, che sarà possibile ottenere la revisione o la completa revoca dell’assegno di mantenimento anche a distanza di mesi e anni dall’avvenuto divorzio. Com’è facile immaginare raccogliere diverse prove inconfutabili che riescano a dimostrare il comportamento inerte e colposo del figlio, nonché l’eventuale indipendenza economica raggiunta.

Come si prova che il figlio maggiorenne lavora?

Al fine di non pagare più del dovuto e per ottenere una revisione dell’assegno di mantenimento, si può sempre contare sul supporto professionale di Milano Investigazioni, agenzia specializzata anche in materia familiare e grazie alla quale recuperare prove utili che verranno valutate dall’autorità competente nel corso del giudizio.

Anche se il figlio non percepisce guadagni esorbitanti, la dimostrazione di un’occupazione lavorativa metterà in cattiva luce l’ex partner agli occhi del giudice, il quale potrà, a seconda dei casi, abbassare l’ammontare dell’assegno o revocarlo del tutto.

Del resto non si può esigere dai genitori un impegno illimitato nel tempo e per questo occorre sollecitare l’autoresponsabilità dei figli. Le pronunce giurisdizionali si basano proprio su questo principio e prevedono lo stop dell’assegno mensile quando la prole lavora o non si sforza abbastanza per studiare o trovare un’occupazione.

Il servizio offerto dall’investigatore privato

L’attività investigativa posta in essere dai detective non è soltanto molto discreta, ma anche altamente efficace. I professionisti incaricati, vista la lunga esperienza, riusciranno a raccogliere e a fornire le prove utili per ottenere la revoca dell’assegno di mantenimento.

La flessibilità del servizio offerto da Milano Investigazioni consente di scovare indizi pertinenti in qualsiasi ambito e utili per dimostrare che il figlio maggiorenne lavora, quindi si trova in una posizione che non giustifica più la percezione dell’assegno mensile.

Alla luce di quanto emerso, l’aiuto di un investigatore privato diventa determinante per poter risparmiare migliaia di euro l’anno, semplicemente riducendo o addirittura azzerando l’assegno di mantenimento per il figlio maggiore d’età che non lavora, non studia o ha già raggiunto una certa indipendenza economica. Milano Investigazioni può supportarti nell’indagine. Chiedi una consulenza gratuita.